lunedì 22 dicembre 2014

Il più grande spettacolo dopo il Big Bang


E' uscito il nuovo Accastampato, rivista di divulgazione scientifica realizzata dagli studenti di Fisica della Sapienza. Questo numero è dedicato all'esperimento di BICEP-2 e all'annuncio risalente al 17 marzo scorso con cui, il gruppo di ricerca guidato da John Kovac, annuncia al mondo la possibile prima osservazione diretta delle tracce delle onde gravitazionali primordiali (qui l'articolo).
Come per ogni esperimento scientifico - e in particolare per misure così importanti e "delicate" - c'è bisogno che altri esperimenti confermino i risultati. A distanza di qualche mese, purtroppo, sembra proprio che le misure effettuate da BICEP-2  non siano affatto dovute ad un segnale primordiale. L'analisi pubblicata dal satellite Planck della polarizzazione prodotta dalla polvere galattica sembra spiegare completamente il risultato: il segnale misurato da BICEP-2 sarebbe interamente dovuto alla contaminazione della polvere galattica e non alle onde gravitazionali.

All'interno della rivista, scaricabile gratuitamente in formato pdf, potete trovare un'intervista che ho realizzato insieme a Valeria Persichetti all'astrofisico Paolo De Bernardis, che ricorda i dieci anni di progettazione dell'esperimento di BICEP e le ipotesi, in gran parte verificate, sulla fase di espansione inflazionaria dell'Universo. Proprio De Bernardis, pochissimi giorni dopo l'annuncio dato da John Kovac, ci avverte: "Potrebbero esserci degli effetti sistematici che modifichino la misura fino ad annullarla entro il rumore. Si tratta quindi di una misura ancora tutta da confermare. Io ad esempio ho una grossa curiosità: capire a quanto ammonta il contributo della nostra galassia in questo campo di rotazione gravitazionale." 

Un'anteprima degli altri articoli, scritti dagli studenti che hanno frequentato il primo corso di scrittura scientifica divulgativa di Accatagliato - alcuni dei quali oggi frequentano la Scuola Sperimentale di Comunicazione della Scienza della libreria assaggi di Roma - li potete trovare nel sommario della rivista.

sabato 25 ottobre 2014

Sta per uscire OraMai di Tuono Pettinato. Un viaggio a fumetti tra i misteri del tempo.

Sta per uscire OraMai, una storia a fumetti che parla dei misteri del tempo con lo stile unico del suo autore (e disegnatore) Tuono Pettinato. Il fumetto sarà presentato all'ormai prossima edizione di Lucca Comics & Science, sezione della più ampia manifestazione Lucca Comics & Games.

Quest'anno Lucca Comics & Science ci porta nei laboratori del CERN di Ginevra, lì dove all'interno di un tunnel lungo 27 chilometri, a 100 metri di profondità, vengono accelerate e fatte scontrare particelle con velocità prossime a quella della luce, e vengono ricreate le condizioni che hanno caratterizzato l'Universo nei suoi primissimi istanti di vita successivi al Big Bang.

E' in questi laboratori che un gruppo di fumettisti, tra cui Tuono Pettinato, hanno fatto visita al Large Hadron Collider (LHC), il più grande acceleratore di particelle che sia mai stato costruito. Guidati dai ricercatori che hanno raccontato loro la vita e il lavoro di ricerca al CERN, i disegnatori si sono fatti ispirare per le loro storie, e OraMai è la prima di queste.

Di ritorno dal CERN, Tuono Pettinato così ha raccontato la sua esperienza:


Qui invece, grazie a FumettoLogica, un'anteprima di OraMai, al quale hanno collaborato anche i fisici Amedeo Balbi e Marco Delmastro.

giovedì 25 settembre 2014

Conto alla rovescia. Verso la Notte Europea dei Ricercatori 2014


Ci siamo! Manca poco alla nona edizione della Notte Europea dei Ricercatori, manifestazione inserita all'interno della Settimana della Scienza, organizzata da Frascati Scienza e finanziata dalla Commissione Europea.

Ho già parlato in un precedente post del tema intorno al quale ruota quest'anno l'evento, quello della Sostenibilità, e delle tante città coinvolte, da Nord a Sud, oltre a quelle "storiche" di Roma e Frascati. Ma a rendere ancora più appetitosa quest'anno la European Researchers' Night è senza dubbio un programma ricchissimo di eventi, per tutti i gusti e per tutte le età.

Le iniziative spaziano fra aperitivi e giochi scientifici, incontri con i ricercatori, seminari, mostre, tavole rotonde e visite guidate ai più importanti laboratori e centri di ricerca italiani.

I più piccoli, ma anche gli adulti giocherelloni, potranno divertirsi in una caccia al tesoro didattica sull'ambiente a Roma,  sperimentare con la luce a Frascati, oppure giocare con la scienza a Bologna e Bari.

Per quanto riguarda le mostre, anche in questo caso c'è l'imbarazzo della scelta. A Frascati saranno istallate una mostra fotografica sulla sostenibilità e una sul "lavoro dell'uomo e la natura". A Trieste invece si celebrano i sessanta anni del CERN e il contributo dei fisici della sezione INFN di Trieste. Mentre a Milano si darà spazio alla storia dei rivelatori di particelle.

Ricco anche il programma  delle tavole rotonde, con discussioni che toccheranno i temi dell'Europa e la ricerca a Pavia, del ruolo delle donne nella scienza a Frascati, del rapporto fra ricerca e società a Catania e della fisica medica sempre a Pavia.

Infine, la sera, spazio agli spettacoli, con teatro, musica, cabaret e proiezioni.

Si tratta solo una piccola parte delle tantissime iniziative in programma, che trovate per intero nell'apposita sezione del sito di Frascati Scienza.

E se non potrete partecipare materialmente agli incontri, niente paura! Munitevi (se ancora non lo avete) di un account Twitter e seguite l'hashtag #ERN, per assistere a tutti gli eventi non solo italiani ma anche europei sui social network. Frascati Scienza, inoltre, dalle ore 18 del 26 settembre organizza la social night per le strade di Frascati. Potrete immortalare la vostra notte tra le vie della scienza e condividere le foto tramite il vostro profilo Twitter privato, contenente l'hashtag #ERN e linkando @FrascatiScienza. Oltre a ricevere in regalo la maglietta ufficiale dell'evento, contribuirete a diffondere la cultura della ricerca scientifica nella società e tra la gente. Che poi, è proprio il nobile obiettivo della Notte Europea dei Ricercatori.


Twitter: @GiorgioSestili

martedì 2 settembre 2014

Torna la Notte Europea dei Ricercatori. Per uno sviluppo sostenibile.



Dal 22 al 26 settembre tornano la Settimana della Scienza, alla sua nona edizione, e la Notte Europea dei Ricercatori, un progetto promosso dalla Commissione Europea e coordinato e realizzato da Frascati Scienza.  Alle storiche sedi di Roma e Frascati, che hanno ospitato la manifestazione negli anni precedenti, quest'anno si sono aggiunte le città di Trieste, Bologna, Milano, Ferrara, Catania, Bari, Cagliari, Pavia e Pisa, con un programma ricchissimo di eventi, dislocati da Nord a Sud su tutto il territorio nazionale.

Il tema di quest'anno sarà la Sostenibilità, argomento ampio e complesso, troppo spesso trattato in maniera superficiale dalla politica e dagli organi di informazione, nonostante oggi rivesta una vitale importanza in molteplici ambiti. La Settimana della Scienza sarà dunque l'occasione per approfondire gli argomenti che riguardano lo sviluppo economico in relazione alle esigenze sociali e alle questioni ambientali, interrogandosi e dibattendo su quali possano essere davvero le migliori politiche che sappiano conciliare tutti questi elementi.

Ad occupare la scena e ad arricchire i dibattiti saranno i ricercatori, il cui lavoro è orientato alla continua ricerca di soluzioni scientifiche e tecnologiche con le quali affrontare le sfide per un futuro sostenibile. Una sfida che interroga anche la politica e la società tutta, che non possono più mostrarsi indifferenti nei confronti delle difficoltà ecologiche che il nostro pianeta mostra e che sempre più è costretto a sopportare, di fronte alle falle dell'attuale sistema produttivo. Una sfida dunque che chiama direttamente in causa l'Unione Europea: "La Notte Europea dei Ricercatori organizzata da Frascati Scienza, si è classificata prima nei progetti presentati da tutti gli stati membri, firmando il primo contratto del nuovo programma di finanziamento – Horizon 2020 – che nei prossimi sette anni finanzierà con oltre ottanta miliardi di euro progetti di ricerca e innovazione" dichiara il Presidente di Frascati Scienza, Giovanni Mazzitelli. "E’ fondamentale che proprio in coincidenza del semestre italiano di conduzione del parlamento europeo, tutti possano avvicinarsi e condividere quelle tematiche alle quali l’Europa sta dedicando non solo risorse finanziarie, ma anche spazi e interesse, godendosi una settimana di scienza e intrattenimento per tutti i gusti ed età.”


E in effetti il programma della manifestazione spazia fra eventi di vario tipo: spettacoli, seminari, conferenze, aperitivi scientifici, escursioni nei parchi e nei siti archeologici, animazione per bambini e visite guidate nei maggiori centri di ricerca italiani. Un modo per riporre la scienza e la ricerca nel posto che a loro compete: nella società, tra la gente, e non in un Olimpo immaginario. 

venerdì 11 luglio 2014

L'aggressione israeliana, Odifreddi e la censura di Repubblica


Piergiorgio Odifreddi, matematico e divulgatore scientifico, due anni fa scrisse un post sul suo blog, ospitato da Repubblica, in cui esprimeva un proprio giudizio riguardo all'ennesima precipitazione del conflitto israelo-palestinese. Le parole di Odifreddi, molto dure nei confronti dello Stato di Israele, in meno di 24 ore furono rimosse dal sito di Repubblica. Un vero e proprio atto di censura.
Oggi ci troviamo di fronte a un nuovo, gravissimo attacco unilaterale (chiamiamolo per quello che è) di Israele nei confronti della popolazione civile palestinese. Personalmente trovo ancora estremamente attuale ciò che Odifreddi scrisse nel suo post, poi censurato, e che vi ripropongo qui di seguito. 

Il post di Odifreddi censurato da Repubblica

Dieci volte peggio dei nazisti
Uno dei crimini più efferati dell’occupazione nazista in Italia fu la strage delle Fosse Ardeatine. Il 24 maggio 1944 i tedeschi “giustiziarono”, secondo il loro rudimentale concetto di giustizia, 335 italiani in rappresaglia per l’attentato di via Rasella compiuto dalla resistenza partigiana il 23 maggio, nel quale avevano perso la vita 32 militari delle truppe di occupazione. A istituire la versione moderna della “legge del taglione”, che sostituiva la proporzione uno a uno del motto “occhio per occhio, dente per dente” con una proporzione di dieci a uno, fu Hitler in persona.
Il feldmaresciallo Albert Kesselring trasmise l’ordine a Herbert Kappler, l’ufficiale delle SS che si era già messo in luce l’anno prima, nell’ottobre del 1943, con il rastrellamento del ghetto di Roma. E quest’ultimo lo eseguì con un eccesso di zelo, aggiungendo di sua sponte 15 vittime al numero di 320 stabilito dal Fuehrer. Dopo la guerra Kesselring fu condannato a morte per l’eccidio, ma la pena fu commutata in ergastolo e scontata fino al 1952, quando il detenuto fu scarcerato per “motivi di salute” (tra virgolette, perché sopravvisse altri otto anni). Anche Kappler e il suo aiutante Erich Priebke furono condannati all’ergastolo. Il primo riuscì a evadere nel 1977, e morì pochi mesi dopo in Germania. Il secondo, catturato ed estradato solo nel 1995 in Argentina, è tuttora detenuto in semilibertà a Roma, nonostante sia ormai quasi centenario.
In questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della logica nazista delle Fosse Ardeatine. Con la scusa di contrastare gli “atti terroristici” della resistenza palestinese contro gli occupanti israeliani, il governo Netanyahu sta bombardando la striscia di Gaza e si appresta a invaderla con decine di migliaia di truppe. Il che d’altronde aveva già minacciato e deciso di fare a freddo, per punire l’Autorità Nazionale Palestinese di un crimine terribile: aver chiesto alle Nazioni Unite di esservi ammessa come membro osservatore! Cosa succederà durante l’invasione, è facilmente prevedibile. Durante l’operazione Piombo Fuso di fine 2008 e inizio 2009, infatti, compiuta con le stesse scuse e gli stessi fini, sono stati uccisi almeno 1400 palestinesi, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, a fronte dei 15 morti israeliani provocati in otto anni (!) dai razzi diHamas. Un rapporto di circa 241 cento a uno, dunque: dieci volte superiore a quello della strage delle Fosse Ardeatine. Naturalmente, l’eccidio di quattro anni fa non è che uno dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei territori palestinesi.
Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke ne è bastato uno solo, e molto meno efferato: a quando dunque un tribunale internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?
Piergiorgio Odifreddi

giovedì 19 giugno 2014

Carlo Bernardini si racconta


Ho aperto questo blog da un paio di mesi e spesso mi chiedo se sia il caso di pubblicare solo miei articoli o ospitarne anche altri. Bene, quest'intervista a Carlo Bernardini pubblicata da Repubblica mi ha tolto ogni dubbio. Chi ha letto ciò che ho scritto finora su queste pagine, avrà notato che i temi dei miei post ruotano soprattutto intorno al lavoro di ricerca con cui mi sono laureato: i Laboratori Nazionali di Frascati fra gli anni '60 e '70, Bruno Touschek e gli acceleratori per elettroni e positroni ADA e ADONE. Carlo Bernardini, oltre ad essere un fisico protagonista di queste vicende, è anche il più grande biografo della storia di quegli anni, in cui "un gruppetto di fisici e tecnici, con grandissime capacità e idee, riuscirono in imprese oggi inimmaginabili". E' soprattutto grazie ai suoi scritti e ai suoi racconti, che ho avuto il piacere di ascoltare nello splendido salotto di casa sua, che mi sono addentrato in questo importante pezzo di storia della fisica italiana. E ancora mi sento in dovere di ringraziarlo, oltre che per la sua disponibilità, per due grandi emozioni che mi ha regalato. La prima, il giorno della mia laurea, quando mi trovavo sul piazzale antistante l'ingresso del dipartimento di fisica, in attesa dell'inizio delle discussioni. Chiacchieravo con parenti e amici, cercavo di allentare la tensione, e improvvisamente mi apparve davanti: camminava lentamente, in una mano teneva il bastone, nell'altra la mia tesi. Lo salutai e lo accompagnai al primo piano del dipartimento, dove si trova la Sala Lauree. Lui entrò e si sedette fra i docenti, come se fosse anche lui un membro della commissione. Ovviamente nessuno dei presenti ebbe nulla da ridire e così, dopo la mia esposizione, Bernardini chiese la parola al Presidente della commissione - che rispose sorridendo "ci mancherebbe, lei è un cultore" - e ci deliziò con un suo ricordo di Touschek.
La seconda emozione che Carlo Bernardini mi ha regalato è stata in occasione della presentazione del mio lavoro di ricerca alla libreria assaggi di Roma. Anche in questo caso, il suo contributo è stato prezioso ed estremamente stimolante. Se ne avete tempo e voglia, vi consiglio di rivedere il video del suo intervento, merita davvero.
E ora vi lascio alla sua intervista.

sabato 31 maggio 2014

Tracce della particella J/Ψ già nel 1970

Figura 1 A sinistra, la sezione d'urto nella produzione di una coppia di muoni in funzione della massa, come riportata nell'articolo di Lederman del 1970. Si vede chiaramente la spalla alle energie di 3-3,5 GeV. A destra, il grafico che riporta la scoperta della J/Ψ nel 1974 ai Laboratori Nazionali di Brookhaven.

Le prime tracce della particella J/Ψ apparvero già nel 1970, ben quattro anni prima della sua effettiva scoperta. Nei Laboratori Nazionali di Brookhaven, Stati Uniti, dove era in funzione il proto-sincrotrone, erano in corso studi sulla produzione di coppie di muoni e, nel grafico che rappresenta l'andamento della sezione d'urto in funzione della massa, si vede chiaramente una "spalla" nell’intervallo di energie compreso fra 3 e 3,5 GeV. Quella strana "gobba", come la chiamerà Leon M. Lederman nel 1988, in occasione della Lecture che tenne per il conseguimento del Nobel, era proprio il segnale della particella J/Ψ. Nei Laboratori Nazionali di Frascati, dove era in funzione ADONE, non seppero nulla di questo articolo, o forse non gli diedero importanza.

L'articolo del 1970, "Observation of Massive Muon Pairs in Hadron Collisions", fu pubblicato su Physical Review Letters (vol. 25, n. 21, 1970) e firmato (fra gli altri) da L. M. Lederman, dei Brookhaven National Laboratory, e dall'italiano E. Zavattini, dei Laboratori svizzeri del CERN. Per la segnalazione di questo articolo, di cui non ero a conoscenza, devo ringraziare Stefano Marcellini, ricercatore INFN, con il quale sono entrato in contatto tramite il mio blog (e questo non può che farmi piacere). Nell'articolo si legge: "As seen both in the mass spectrum and the resultant cross section dσ/dm, there is no forcing evidence of any resonant structure".  Poi, dopo una serie di considerazioni sui metodi di analisi utilizzati, l'articolo prosegue: "Indeed, in the mass region near 3,5 GeV/c2, the observed spectrum may be reproduced by a composite of a resonance and a steeper continuum."

Come spiega Lederman nella sua Lecture del 1988, durante queste misure sulle coppie di muoni, tenute fra il 1968 e il 1969, i rilevatori in funzione presso il proto-sincrotrone di Brookhaven non avevano la risoluzione necessaria per individuare una risonanza stretta come quella della J/Ψ. Poi l'esperimento venne ripetuto nel 1974 dal gruppo guidato da Samuel Ting (Aubert et al., Phys. Rev. Lett. 33, 1404, 1974) con uno spettrometro magnetico basato su camere proporzionali a multifili. In questo modo, "the shoulder was refined by the superior resolution into a towering peak called the J particle."

Ebbene si, la J/Ψ è l'unica particella ad avere un doppio nome. Il motivo è che la scoperta proviene sia dal proto-sincrotrone dei Laboratori di Brookhaven, dove Samuel Ting la chiamò J, sia da SPEAR, l'anello di accumulazione per elettroni e positroni dell'università di Stanford, dove Burton Richter la chiamò Ψ. Da qui l'unione dei due nomi in J/ Ψ. La storia della scoperta di questa particella non fu affatto lineare e riserva tutta una serie di aneddoti e di ricostruzioni storiche che prometto saranno oggetto di un mio successivo post.

Cerchiamo ora di contestualizzare l'articolo di Lederman e Zavattini del 1970 da un punto di vista storico. ADONE, l'anello di accumulazione per elettroni e positroni di Frascati, "nato per andare a caccia di risonanze strette", come ricorda sempre Carlo Bernardini, era entrato in funzione nel dicembre 1969, dunque già da qualche mese. SPEAR, l'anello statunitense di Stanford, che  nel 1974 individuerà la J/Ψ parallelamente al proto-sincrotrone di Brookhaven, nel 1970 era ancora in fase di progettazione e sarebbe entrato in funzione solo nel 1972. Il 1970 è inoltre l'anno nel quale viene proposto (S. L. Glashow, J. Iliopoulos, and L. Maiani, Phys. Rev. D 2, 1285, 1970) il cosiddetto "meccanismo GIM" (dalle iniziali dei tre autori) e con esso viene ipotizzata l'esistenza di un quarto quark oltre ai tre già noti: il charm. Una stima sulla massa di un quarto quark era già stata avanzata da Ioffe & Shabalin (J. Nucl. Phys. 6 (1968) 603) che valutarono mc = 1,5 - 2 GeV. Questo significa che, già fra il 1968 e il 1970, l'esistenza di uno stato del charmonio, ovvero di una particella come la J/Ψ formata da un quark e un antiquark di tipo charm,  era ipotizzabile con una massa compresa fra i 3 e i 4 GeV. Inoltre l'articolo di Lederman e Zavattini, sempre del 1970, con un'evidente spalla proprio in quella zona di energia, avrebbe potuto fornire un'ulteriore prova della presenza di una risonanza.
Come ho già detto, SPEAR non era ancora entrato in funzione, a Brookhaven non avevano ancora un apparato sperimentale adeguato per l'individuazione di risonanze strette, e gli anelli di accumulazione entrati in funzione di Francia e Unione Sovietica non avevano energie sufficienti nemmeno per avvicinarsi alla produzione del charm. Gli unici al mondo che avrebbero potuto scovare la J/Ψ già dal 1970, sulla base di quanto detto fin'ora, erano i fisici di Frascati con ADONE. Anche se è bene ricordare che ADONE fu costruito con un'energia massima di 3 GeV nel centro di massa e, per questioni di sicurezza, lavorava ad un'energia massima di 2,8 GeV, mentre la J/Ψ ha una massa di 3,1 GeV. E' anche vero però, che non appena arrivò la notizia da Brookhaven della scoperta della J/Ψ, a Frascati decisero di forzare la macchina oltre soglia ed in soli due giorni anche ADONE individuò il limpido picco della risonanza.
Ho avuto modo di parlare con Carlo Bernardini qualche giorno fa, in occasione della presentazione del mio lavoro di ricerca alla libreria assaggi di Roma, dove mi ha confessato che lui non era a conoscenza dell'articolo di Lederman e Zavattini del 1970. E' inoltre noto che anche l'articolo di Glashow, Iliopoulos e Maiani venne praticamente ignorato fino al 1974, quando poi venne "riscoperto" per spiegare la natura della J/Ψ.
Le ricostruzioni a posteriori, certamente, da un punto di vista scientifico, lasciano il tempo che trovano. A decenni di distanza è normale che tutto appaia più limpido. La realtà è che, nel 1970, nemmeno Lederman e gli altri autori dell'articolo diedero importanza a quella "spalla", e all'esistenza del charm ancora non ci credeva quasi nessuno. Un'altra considerazione riguarda il meccanismo di circolazione delle informazioni di allora, che non è in alcun modo paragonabile a quello di oggi. La diffusione delle pubblicazioni scientifiche su scala globale non era immediata come lo è oggi grazie ad internet e di conseguenza non c'è da stupirsi se a Frascati non erano a conoscenza in quegli anni dell'articolo di Lederman.
Quella di ADONE rimane dunque una vicenda sfortunata. Prevedere l'esistenza di una particella come la J/Ψ era molto difficile, prevedere dove esattamente potesse essere era impossibile. Ma le ricostruzioni storiche servono anche a questo: a capire come i progressi della scienza, che a volte possono sembrare semplici e lineari, siano in realtà dovuti ad un intreccio di fattori scientifici, sociali, storici e pure geografici, che alla fine possono determinare la fortuna o meno di un esperimento. Fortuna oppure sfortuna. Come nel caso di ADONE.

Per approfondire:
1) ADONE: Storia dell'anello di accumulazione per elettroni e positroni
2) "The Rise of the Standard Model - Particle Physics in the 1960s and 1970s", Edited by L. Hoddenson, L. Brown, M. Riordan and M. Dresden, Cambridge University Press, 1997
3) "The Hunting of the Quark - A true story of modern Physics", di Michael Riordan, 1987

venerdì 23 maggio 2014

Con Carlo Bernardini e Giovanni Battimelli alla libreria asSaggi di Roma

Due giorni fa ho avuto il piacere di presentare la ricerca che ho svolto per la mia tesi di laurea alla libreria assaggi di Roma. Gioia ancora più grande è stato poterlo fare insieme a Carlo Bernardini, uno dei protagonisti di questa storia e che, come sempre, ci ha affascinato con i suoi ricordi ed i suoi racconti. E con Giovanni Battimelli, che purtroppo in questa occasione era completamente senza voce, ma non ha comunque mancato di dare il suo contributo e che ringrazio per aver organizzato l'evento (e per avermi condotto fino al termine del mio percorso di studi).
Abbiamo ricordato Bruno Touschek, il suo estro, la sua genialità. Bernardini ci ha lasciato senza fiato nel descriverci l'avventura della costruzione di AdA, il primo ed il più piccolo anello di accumulazione materia-antimateria che sia mai stato costruito. Io invece mi sono concentrato sul cuore della mia tesi e quindi su ADONE, la macchina che a Frascati ha preso il posto di AdA e che per un pelo non ha sfiorato la "rivoluzione di novembre" con la scoperta della particella J/Psi.
Se vi interessa e avete un'oretta da perdere, qui sotto ci sono i due video dell'incontro.

mercoledì 14 maggio 2014

Touschek e gli anelli di accumulazione a Frascati. La mancata "rivoluzione di novembre"


Mercoledì 21 maggio presenterò la ricerca che ho svolto per la mia tesi di laurea alla libreria assaggi di Roma. Avrò il piacere di farlo insieme a Giovanni Battimelli e Carlo Bernardini. Se siete interessati, intanto vi consiglio di leggere il Prologo della mia tesi. Se poi vorrete andare avanti, allo stesso link trovate il pdf scaribile. 
L'appuntamento di Mercoledì è alle 19:30 in via degli Etruschi 4.

Laboratori Nazionali di Frascati, 10 novembre 1974. Squilla il telefono, a rispondere è Giorgio Bellettini, Direttore dei Laboratori. "Abbiamo individuato una nuova risonanza. E' estremamente stretta e si trova a 3,1 GeV." La voce era quella di Sau Lan Wu, collaboratrice di Samuel Ting ai Laboratori di Brookhaven negli Stati Uniti. A Bellettini si gelò il sangue. Andò di corsa nella sala di sperimentazione e, dopo essersi consultato con Ferdinando Amman, il capo dei macchinisti, prese la decisione: "Dobbiamo rischiare. Portiamo Adone oltre la sua energia massima, fino a 3,1 GeV".

Fu così che, anche a Frascati, si individuò il limpido segnale di una nuova particella, chiamata J/Ψ, che di lì a poco avrebbe rivoluzionato la fisica delle particelle. Purtroppo però, i primi a varcare la soglia della "rivoluzione di novembre" non furono i fisici italiani, ma quelli che lavoravano negli Stati Uniti. Samuel Ting e Burton Richter vennero premiati con il Nobel per la fisica nel 1976. Agli scienziati italiani non spettò nessun riconoscimento.

Eppure, proprio a Frascati inizia questa storia. Era il marzo del 1960 quando Bruno Touschek espose la sua geniale idea: l'esplorazione della fisica delle alte energie tramite gli urti fra elettroni e positroni, "particelle civili", che da lì in poi avrebbero per lungo tempo soppiantato quella confusionaria "teppa adronica" composta dai protoni.



Dall'idea di Touschek nacque prima un prototipo, AdA, il primo Anello di Accumulazione materia-antimateria. Successivamente nacque Adone, l'acceleratore che, con 3 GeV nel centro di massa, detenne per qualche anno il primato di energia fra gli acceleratori terrestri.
Adone era nato per andare a caccia di risonanze strette, ovvero, di nuove particelle con un'elevata massa ma estremamente difficili da individuare. Di queste particelle, nello spettro di energie esplorabile da Adone, non v'era traccia. Ma la J/Ψ non era affatto lontana. Per scovarla, sarebbero bastati pochi passi oltre la soglia massima di Adone.

A quarant'anni dalla scoperta della J/Ψ e dalla "rivoluzione di novembre", che sancì la definitiva consacrazione del Modello Standard delle particelle elementari, torniamo a raccontare una vicenda che vede tante storie racchiusa in una. Quella di Bruno Touschek e della sua straordinaria vicenda umana e scientifica; quella degli scienziati e dei tecnici dei Laboratori di Frascati, per lo più giovanissimi, che hanno creduto e dato vita ad un'impresa inimmaginabile prima d'allora; quella del "miracolo scippato", dei "casi" Mattei, Ippolito ed Olivetti, del grande sviluppo scientifico e tecnologico di questo Paese, frenato da un intreccio di faide politiche interne e da ingerenze, pressioni e sabotaggi da parte di governi stranieri e potentissime multinazionali.
Un intreccio di vicende, sociali e scientifiche, assolutamente attuali, capaci di accompagnarci fino alle attuali sperimentazioni nel campo della fisica delle particelle e alle più recenti scoperte.

 Ne parliamo con:

- Carlo Bernardini, fisico teorico che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo di AdA e Adone.
- Giovanni Battimelli, storico della fisica, professore Associato - Università "La Sapienza" di Roma
- Giorgio Sestili, autore della tesi di laurea in Storia della Fisica dal titolo "Adone: storia dell'anello di accumulazione per elettroni e positroni"


Mercoledì 21 maggio, ore 19:30
Libreria Assaggi - Via degli Etruschi 4 (San Lorenzo), Roma

giovedì 8 maggio 2014

L'alba di una nuova fisica?


Il tempo scorre per tutti gli abitanti della Terra allo stesso modo? Se qualcuno avesse posto questa domanda nel XIX sec. gli interlocutori avrebbero manifestato un certo imbarazzo perché avrebbero pensato di trovarsi di fronte ad un pazzo che pone domande senza alcun senso. Oggi sappiamo che lo "scorrere" del tempo non è affatto assoluto e che esso dipende dallo stato di moto del sistema che si vuol misurare. E' difficile da accettare, ma passato, presente e futuro non sono gli stessi per ognuno di noi. Così, da Einstein in poi, non si è più parlato di spazio e di tempo come di due entità assolute e separate tra loro, bensì di spaziotempo. La realtà che ci circonda è una realtà a quattro dimensioni ed il tempo non è altro che la quarta dimensione dello spaziotempo, che si va ad aggiungere alla tre dimensioni spaziali.

Ad un secolo di distanza dalla teoria di Einstein, alcuni cominciano a guardare oltre e si domandano: "Condividiamo tutti lo stesso spaziotempo?" Prima di dar loro degli squilibrati, cerchiamo di capire su che basi poggia il loro dubbio.

Proprio intorno a questa domanda ruotava l'incontro, che si è tenuto Martedì 6 maggio alla Libreria assaggi di Roma, con Giovanni Amelino-Camelia ed intitolato  "Nuove sfide sperimentali per la fisica fondamentale, alla scala di Planck".

sabato 19 aprile 2014

ADONE: Storia dell'Anello di Accumulazione per Elettroni e Positroni di Frascati


Questa è la mia tesi di laurea. Un lavoro di ricerca per il quale ho trascorso circa un anno della mia vita rinchiuso nel seminterrato del dipartimento di fisica de La Sapienza, in mezzo ad un mare di polvere. Si tratta di un luogo bellissimo. E' qui, negli archivi di Bruno Touschek, di Edoardo Amaldi e di Marcello Conversi, che mi sono appassionato a questa storia. E' qui che mi sono emozionato per cose che mai avrei immaginato potessero farmi palpitare il cuore in questo modo: ritrovarsi tra le mani il quaderno di laboratorio di AdA, scritto da Touschek, è un qualcosa di unico. 
Qui sotto potete leggere il Prologo della mia tesi. Se poi deciderete di andare avanti, allora potete leggere e scaricare l'intero pdf.
La mia tesi, come tutto ciò che scrivo in questo blog, ha una licenza  Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale. Ciò significa che potete leggere, scaricare, stampare, diffondere, pubblicare ed utilizzare tutti i contenuti presenti in ciò che scrivo, purché citiate l'autore e la fonte.
Ogni vostro commento sarà gradito. Potete scrivere su questo post, oppure direttamente a giorgio.sestili@gmail.com.
Buona lettura.

Prologo


Ricostruire storicamente la storia di Adone, l'anello di accumulazione per elettroni e positroni entrato in funzione nei Laboratori di Frascati nel 1969, dopo ben nove anni di "gestazione", significa raccontare tante storie in una.
La prima di queste storie riguarda Bruno Touschek, nato a Vienna il 3 febbraio 1921, figlio di Franz Xaver, un ufficiale dello Stato Maggiore dell'Esercito Austriaco che aveva combattuto sul fronte italiano durante la guerra del 1915-18, e di Camilla Weltmann. La madre di Touschek era ebrea e questo segnò indelebilmente la giovinezza del brillante ragazzo austriaco a cui, nel 1937, venne impedito di continuare a frequentare la scuola a causa del suo sangue misto. Touschek riuscì comunque a diplomarsi nel febbraio del 1938 e subito cercò di ottenere il visto d'ingresso in Gran Bretagna con lo scopo di andare a studiare chimica a Manchester. Era l'autunno del 1939, il patto Hitler-Stalin sancì l'inizio della seconda guerra mondiale, la Polonia venne invasa dalle armate russe e germaniche. Con la guerra in atto subito svanirono le speranze di un suo trasferimento e Touschek dovette rimanere a Vienna dove, senza dare troppo nell'occhio, cominciò a frequentare i corsi di fisica e matematica, e subito si distinse per essere il migliore del corso. Ma anche questa volta gli venne impedito di proseguire i suoi studi per ragioni razziali e, nel giugno 1940, venne cacciato dall'università di Vienna.
Dopo poco tempo Touschek riuscì a trasferirsi ad Amburgo dove, per mantenersi, svolgeva fino a quattro o cinque lavori contemporaneamente e, nel poco tempo libero, frequentava in forma non ufficiale i corsi di fisica all'università.
Ad Amburgo, Touschek aveva preso l'abitudine di frequentare la sede della Camera di Commercio, che disponeva di una sala dove era possibile leggere molti giornali stranieri. In questo modo, presto le attenzioni della Gestapo si concentrarono su di lui che venne arrestato all'inizio del 1945 per ragioni razziali e rinchiuso nel carcere di Amburgo.
Tra la fine di febbraio ed i primi di marzo del 1945 arrivò l'ordine di trasferire i prigionieri dal carcere di Amburgo ad un campo di concentramento a Kiel. Touschek, nonostante avesse la febbre molto alta, fu comunque costretto ad uscire dal carcere. Portava con sé il suo pesante pacco di libri, dal quale non si separava mai. I prigionieri marciavano in fila indiana scortati dagli agenti delle SS e, una volta arrivati alla periferia di Amburgo, Touschek fu preso da un malore e cadde privo di sensi nel canale a lato della strada. Un agente delle SS non ci pensò due volte, estrasse una pistola e gli sparò in testa. Credendolo morto, lo lasciarono lì, mentre la colonna di prigionieri proseguiva la marcia. In realtà il proiettile aveva provocato solo una ferita dietro l'orecchio di Touschek, il quale riuscì a rialzarsi e a raggiungere un vicino ospedale, dove fu prima medicato e poi nuovamente arrestato e rinchiuso nel carcere di Altona. Dopo altri tre mesi di prigionia, Touschek fu definitivamente liberato nel giugno del 1945.
Gli orrori della guerra e le follie delle leggi razziali non riuscirono così ad interrompere prematuramente l'avventura umana e scientifica di Bruno Touschek, un'avventura che, come vedremo, segnò profondamente lo sviluppo della fisica delle particelle.
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"Eppur si muove" di Giorgio Sestili è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.